Venerdì scorso, il 30 Gennaio, si è tenuta a Milano l’assemblea annuale del capitolo nord Italia del Project Management Institute, insieme all’evento “Uno, nessuno, centomila: la gestione degli stakeholder e l’evoluzione del ruolo del Project Manager”. Una decina gli interventi che hanno approfondito il rapporto con gli stakeholders nelle diverse aree di conoscenza del project management.
Quest’anno l’evento legato all’assemblea del PMI-NIC (www.pmi-nic.org) ha affrontato la novità più importante della quinta versione del PMBOK®: il capitolo dedicato alla nuova area di conoscenza Project Stakeholder Management.
Specifici gli interventi della mattinata: dalla gestione del rischio a quella dei costi, passando per la qualità e il tempo. Nel pomeriggio, invece, temi più aperti come una ricerca sul rapporto con gli stakeholder nei progetti, un focus sulla gestione della conoscenza e l’etica nel project management.
Da tutti gli interventi emerge un tema ricorrente e centrale: gli stakeholder, sino ad ora visti (solo) come possibile criticità, diventano Persone (si, con la P maiuscola) con le quali bisogna interagire per capirne le reali esigenze non solo lavorative, ma anche personali e caratteriali e, di conseguenza, gli eventuali impatti sul progetto.
L’intervento di apertura, tenuto dal “The Risk Doctor” David Hillson, riporta una visione del ruolo degli stakeholder per sfere di influenza: pensiamo ad ogni stakeholder in termini di approccio (Attitude), potere (Power) e interesse (Interest), valutando queste voci in una scala a due valori: positivo/alto o negativo/basso. Le possibili combinazioni dei valori per ogni voce porta ad avere 8 sfere di influenza all’interno delle quali si muovono gli stakeholder. Ognuna delle otto “personalità” deve quindi essere affrontata con una strategia specifica e dedicata.
Ad esempio, uno stakeholder con approccio positivo, potere basso e interesse alto rientra nella sfera definita amico (Friend) mentre uno con alto potere, alto interesse e approccio negativo può essere un sabotatore (Saboteur). Dal modello poi si passa alla gestione vera e propria: nel primo caso, stakeholder amico, abbiamo un potenziale ottimo sponsor se nel tempo dovesse accrescere il suo potere, mentre nel secondo dovremo approfondire le motivazioni per cui ha un approccio negativo al progetto e cercare di risolverle prestando particolare attenzione.
L’obiettivo è comunque quello intraprendere specifiche azioni al fine di ottenere sempre un (r)apporto costruttivo. E soprattutto non bisogna mai dimenticare di analizzare uno degli stakeholders principali: noi stessi, il Project Manager!
Carlo Muzzarelli ci fa ragionare su come sia fondamentale interloquire a più livelli con gli stakeholder: anche il tempo può avere interpretazioni diverse legate, ad esempio, alla cultura, alle usanze o alla stagionalità delle condizioni meteorologiche.
Da uno studio della SDABocconi, presentato da Marco Sampietro, il più comune dei motivi per cui gli stakeholder avversano un progetto è perché NON capiscono l’effettivo significato del progetto stesso: pesa per il 70% dei casi!
Spunti interessanti nell’intervento di Tiziano Villa sulla gestione della conoscenza rispetto al Project Management. Gli stakeholders presentano un nodo cruciale anche in relazione ai diversi tipi di conoscenza: esplicita, implicita e tacita. Come è successo per gli stakeholder anche la gestione della conoscenza, forse, dovrebbe essere trattata in maniera più dettagliata all’interno della prossima edizione del PMBOK®.
Nell’ultimo intervento, Fabio Rigamonti offre riflessioni sul tema etico con una citazione fondamentale: “Don’t go to the Dark Side: they do not have cookies“.
E come ripete in chiusura Giusi Meloni, pm dell’evento, con una certa soddisfazione: “finalmente è arrivato il momento dei PM umanisti!”.
Unica pecca che ho rilevato, riguarda proprio l’Agile: un solo intervento, quello di David Hillson, accenna alle metodologie Agile, annunciando che nella sesta edizione del PMBOK®, alla cui realizzazione Hillson partecipa attivamente, avremo un approfondimento in tal senso.
La mancanza di un intervento dedicato è un vero peccato, proprio perché l’Agile indica le Persone (si, sempre con la P maiuscola) come punto centrare delle sue pratiche. Riportando il primo dei valori dell’Agile Manifesto:
Individuals and interactions over processes and tools
Speriamo che la prossima assemblea annuale dedichi almeno un intervento alle metodologie Agile (vista anche la presenza di una certificazione PMI dedicata: l’ACP, Agile Certified Practitioner).
In conclusione si è trattato di una giornata che ha mostrato dove il Project Management sta andando, come si sta evolvendo e quali sono i prossimi passi da fare.
A questo indirizzo, a partire da venerdì 6 febbraio, potrete trovare le slide dei vari interventi.
3 risposte a "PMI Northern Italy Chapter Assemblea Annuale 2015"