Dopo i primi due domini, del Semplice e del Complicato, eccoci entrare nella parte più creativa della nostra mente. I domini del Complesso e del Caotico del framework Cynefin, nella loro difficoltà di gestione, sono quelli che risultano essere più interessanti nonché divertenti (almeno quando hai a che fare con i Lego).
Creare la città e il dominio del Complesso
Il terzo esercizio ci fa finalmente costruire il nostro primo artefatto! Anche in questo caso Roberto fa una breve introduzione e da alcune regole aggiuntive rispetto alle precedenti. Per cadere nel dominio del Complesso è necessario limitare quella “funzione” che consentirebbe di risolvere qualsiasi tipo di problema con i Lego: la comunicazione. E infatti durante questo esercizio i membri del team NON potranno parlare tra loro! L’obiettivo è quello di costruire, in circa 20 minuti, ciò che troviamo nelle User Story (semplici fogliettini di carta) che Roberto ci consegna. Ogni storia contiene una descrizione di un artefatto e le regole di costruzione che dovremo seguire durante la realizzazione. Inoltre ogni 5 minuti ci sarà un cambio tavolo di lavoro: tutto il team dovrà spostarsi al tavolo successivo portando con se solo il semilavorato (NON i pezzi sfusi) per poi continuare la costruzione con quanto si trova sul nuovo tavolo. Una volta terminata la costruzione dovremo portala al centro della stanza e potrà essere poggiata sulla “pianta della città” (un grande foglio bianco) solo dopo che il nostro capo cantiere avrà verificato la corrispondenza tra la storia e l’artefatto. La prima storia che ci capita richiede di costruire il giardino di una casa della Cynefin Lego City tenendo conto che:
- Deve essere recintato
- Deve avere un’apertura verso l’esterno
- Deve contenere un’altalena e uno scivolo per far giocare i due bambini
- Deve mantenere un pattern di colori riconoscibile
Memori di quanto successo nel precedente esercizio questa volta invece di buttarci a capofitto nella costruzione cerchiamo di fare un po’ di analisi preventiva intanto che leggiamo la storia. A questo punto iniziamo a lavorare cercando di ovviare all’impossibilità di comunicare con la voce utilizzando penna e post-it disponibili su ogni tavolo. Cerchiamo di dividerci i compiti: ad uno il recinto, ad uno lo scivolo, ad un altro l’altalena, ecc. La gestione dei pattern di colori riconoscibile è sempre legato al fatto che un colore di mattoncini può essere toccato da uno solo di noi. Tutto sembra andare abbastanza bene fino a che Roberto non ci ricorda che è tempo di effettuare il primo cambio di tavolo. Il cambio di tavolo introduce quel grado di complessità in più che ci fa confrontare con l’imprevisto NON controllabile. Siamo infatti messi in condizione di non sapere quali pezzi avremo a disposizione in un determinato momento, dovendo riallineare l’analisi effettuata in precedenza con i nuovi mezzi a disposizione. Ecco che una prima parte di “attività creatività” entra in gioco. Alla fine riusciamo a produrre il nostro giardino prima della fine del tempo e richiediamo una seconda user story: insomma, il gioco ci piace!
Lesson Learned
Il dominio del Complesso è rappresentato dalla possibilità di identificare dei pattern solo dopo una sperimentazione. Ossia non abbiamo la facoltà di identificare a priori un processo valido e ripetibile, ma solo una linea guida generale.
In questo dominio il rapporto tra causa ed effetto è ricavabile solo a posteriori, non è infatti ripetibile (come invece lo era nei precedenti domini).
La comunicazione tra i membri del team è quella principale mentre quella con il livello superiore esiste solo in fase iniziale.
Pian piano la città prende forma, si vede il nostro giardino (in basso a sinistra) e la casa (costruita da un altro gruppo sulla base di un’altra storia) insieme ad altri elementi. Va fatta una nota in relazione alla mancanza di effettivi rapporti tra le storie, anche se tutte sono volte a creare elementi della città non ci sono indicazioni, ad esempio, in merito ai rapporti di dimensioni tra loro. Potete infatti vedere come la casa sia decisamente più piccola rispetto al giardino. Inoltre notiamo come alcune regole, prendiamo il rispetto del pattern riconoscibile di colori per ogni elemento, sia un po’ saltate nel corso della realizzazione.
Seguire regole (strane) e il dominio del Caotico
Arriviamo all’ultima parte e ci confrontiamo con il dominio del Caotico. L’obietto è sempre quello di realizzare quanto scritto nelle User Stories consegnateci ma con l’introduzione di qualche altra regola. E qui Roberto fa veramente del suo meglio per complicarci la vita con gli “Imprevisti” (si, tipo quelli dell’altro famoso gioco): ogni 2 minuti chiamerà un numero, valido per tutti i tavoli e corrispondente ad un partecipante per ogni tavolo. I chiamati andranno a prendere un imprevisto ciascuno e dovranno seguire quanto riportato. Alcuni esempi sono: “Cambia tavolo e senza dire niente a nessuno partecipa alla loro costruzione” o “Diventa ‘Eroe’: puoi toccare i pezzi di tutti i colori”. Inoltre la comunicazione deve cessare, in ogni sua forma. Quindi buttiamo via carta e penna (e dovremmo anche smettere di gesticolare, regola che Roberto ha deciso di introdurre nei prossimi workshop i cui partecipanti sono italiani!). Questa volta la nostra storia riguarda la costruzione di un ponte a tre arcate. Detto sinceramente il caos regna sovrano nei vari tavoli. Si procede più per iniziativa personale che per organizzazione del lavoro. Ognuno prova a partecipare alla realizzazione dell’artefatto ma con il proprio intuito applicato al momento piuttosto che seguendo un piano. E alla prima chiamata agli imprevisti perdiamo completamente di vista qualsiasi tipo di pianificazione e ci affidiamo unicamente al nostro lato creativo. Cerchiamo di partecipare alla nuova costruzione semplicemente leggendo la storia e provando ad apportare quanto ci sembra indicato in quel momento.
Lesson Learned
Qui è l’incoerenza a fare da padrona! Non siamo in grado di definire alcuna relazione tra causa e effetti. Siamo nel campo della pura creatività e dell’inventiva.
Questo è il dominio degli Eroi e degli innovatori che, nel caos, trovano soluzioni nuove muovendosi in maniera indipendente.
Ecco perché in questo caso la comunicazione non è un elemento valido.
Un artefatto (si, poca “arte” e molto “fatto”) costruito seguendo le regole all’interno del dominio del Caotico. Ehm, non chiedetemi cosa sia!
Cosa abbiamo imparato
Mentre nei domini del semplice e del complicato le regole e l’analisi ci hanno aiutato nella risoluzione dei problemi, negli altri due domini abbiamo dovuta fare più affidamento al nostro istinto e alla nostra creatività. Roberto ci sottolinea questa fondamentale differenza con un esempio pratico: gli esperti di UX (User eXperience) si muovono molto spesso proprio in questi ultimi due domini. Devono trovare nuovi percorsi in cui l’utente dovrà muoversi. E spesso le scelte migliori sono quelle che scaturiscono dall’applicazione della creatività piuttosto che da quella dell’analisi.
Infine, ci soffermiamo su un importante aspetto del framework: bisogna pensare ai quattro domini in maniera tridimensionale, non bidimensionale!
Non i stratta di un piano, ma di una sorta di scala dove ogni dominio è un gradino in pendenza, la cui altezza è diversa da quella degli altri domini. Immaginiamo il gradino del dominio del Semplice come il più alto e lievemente in pendenza verso il gradino del Complicato che è poco più basso. Questo a sua volta pende verso il gradino del Complesso, ancora più basso del precedente. Infine, da questo gradino cadiamo su quello del Caotico che, a questo punto, si trova in fondo alla scala e il cui dislivello con il primo gradino del Semplice è piuttosto elevato. Se ora ipotizziamo di mettere una pallina sul gradino del dominio del Semplice e se non interveniamo, ciò che accadrà sarà la discesa della pallina lungo i pendii fino ad arrivare, di gradino in gradino, a quello del Caotico. La morale direi che è piuttosto chiara: se non si fa nulla un problema NON si risolve da solo, anzi, diventerà sempre più complicato, complesso, caotico!
Ecco una versione 3D del framework:
In conclusione
Si è trattato di un workshop davvero innovativo. Nell’arco di un paio d’ore abbiamo toccato con mano i 4 domini del framework, abbiamo visto come funziona la comunicazione tra i membri del team e qual è il rapporto tra problema e soluzione. Credo sia stata la sessione di training più efficace alla quale abbia mai partecipato!
Ed ecco la nostra Cynefin Lego City e alcuni dei suoi costruttori!
articolo (e blog) molto interessante, come hai cambiato l’approccio a questo tipo di esercitazioni pratiche nel tempo del covid?
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Ciao Elena, grazie 🙂 Il lockdown ha cambiato molte prospettive, ha costretto a confrontarsi in maniera diversa con la quotidianità. Per fortuna ha anche spinto l’adozione digitale in modo massiccio e strumenti come Miro o Mural sono diventati per noi dei punti di riferimento per le attività di coaching. Certo, costruire Lego virtuali non è bello come farlo in presenza ma con qualche piccola modifica aiuta a raggiungere l’obiettivo!
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