Cos’è il Gemba? Sul perché della sua importanza.

Tempo fa lessi un libro che ebbe un importante impatto sia sulla mia carriera sia sulla vita di tutti i giorni. Si tratta di “Samurai Manager, la montagna inaccessibile” di Pierluigi Tosato, edito da Edizioni Guerini Next (clicca qui per acquistare il libro su amazon.it).

L’autore, uno dei più conosciuti turn-around manager a livello globale, descrive come gli insegnamenti Kaizen (“miglioramento continuo”) siano sempre stati al centro della propria crescita, professionale e personale.

Uno di questi insegnamenti, su cui vorrei soffermarmi oggi, è la cultura del Gemba, romanizzazione del termine giapponese genba 現場 (“scena” o “postazione di lavoro”), che nel modello lean adottato da Toyota ha assunto il significato di “luogo dove si crea il valore aggiunto“.

Quando sentiamo parlare di “Gemba walk” (“camminata gemba”) si fa dunque riferimento all’andare a vedere con i propri occhi il luogo reale, il posto in cui accadono le cose.

Perché è così importante andare a vedere con i propri occhi?

Quante volte ci siamo imbattuti in situazioni in cui i manager danno indicazioni su come svolgere un’attività senza aver mai visto davvero come quel particolare compito venga realmente svolto? O, ancora, quando arrivano dall’alto processi e procedure senza avere contezza di come funzionino le cose da un punto di vista pratico e operativo?

Bene, l’andare a vedere con i propri occhi serve per entrare in diretto contatto con la realtà della situazione specifica. Serve per toccare con mano le difficoltà e le buone pratiche che sono in atto all’interno di team. Qualcosa che consente di verificare empiricamente dove è il valore e dove sono gli sprechi.

Non so quanti di voi ricordano il film “Brubaker” del 1980 con protagonista Robert Redford in cui, come neo direttore di una prigione, prima dell’insediamento ufficiale si finge detenuto per scoprire come funziona la realtà che andrà a dirigere, il tutto all’insaputa di secondini, detenuti e addirittura del direttore uscente (clicca qui per acquistare il DVD su amazon.it).
Ecco, questo è un esempio, forse un po’ estremo, di “Gemba walk”.

Toccare con mano la realtà specifica consente di identificare dove andare ad intervenire per apportare miglioramenti concreti che aggiungano effettivo valore.

Insieme alla cultura del genba un altro concetto molto importante nel miglioramento continuo è hansei, ossia il “mettersi continuamente in discussione, riconoscere i propri sbagli e debolezze e ripartire per migliorare, attraverso la presa di coscienza dei propri limiti” (cit. Tosato, “Samurai Manager”). Questo concetto è profondamente collegato con il saper accettare il fallimento e riconoscere i proprio limiti, pratiche fondamentali negli approcci agili. Approfondirò hansei in un altro articolo nel prossimo futuro.

Intanto, buon miglioramento continuo a tutti!

--- post 8/52/20 ---

Perché aggiungere uno Spike al Backlog?

Molti avranno sentito parlare degli “Spike” aggiunti al backlog come user story. Si tratta di una pratica derivata dall’Extreme Programming (XP) nella quale si individua una attività che necessita di ulteriori approfondimenti rispetto a quanto preventivato. Questo può quindi portare ad una revisione dei lavori in corso d’opera. Grazie all’uso degli Spike è possibile mantenere sotto controllo anche queste revisioni volanti. Ma quando e dove è corretto usarli?

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“La gestione snella dei progetti Social” – materiali e approfondimenti dell’intervento al SMDAYMI

Lunedì 29 Giugno durante il Mashable Social Media Day Milano 2015 è andato in onda (si, ero anche in streaming!) il mio intervento su Agile e Social Media. Come promesso ai partecipanti ecco il post con le slide e alcuni riferimenti cartacei e digitali.

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Agile o Waterfall?

Chi si occupa di Project Management da più di un paio di decenni sa bene che l’introduzione di processi standardizzati e condivisi, avutosi con l’avvento delle metodologie Waterfall, è stato un grande passo avanti.  Chi, invece, si è avvicinato al Project Management negli ultimi due lustri definisce le stesse metodologie “pesanti” proprio in contrapposizione con l’approccio Agile. Dove sta la verità? Come sempre, nel mezzo… forse!

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Product Backlog Grooming, cosa è?

Come sappiamo, nella metodologia Scrum, il Product Backlog è l’insieme delle funzionalità che il nostro prodotto deve possedere. Sappiamo anche che quelle a priorità più alta dovrebbero avere un dettaglio maggiore. Ma con quale processo riusciamo a mantenere il Backlog allineato, dettagliato e “pulito”? Ecco che ci viene incontro il Grooming.

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Il framework Cynefin, cosa è e come si può usare in ambito Agile

Cynefin è un modello cognitivo che consente di identificare il dominio di riferimento nel quale ci si sta muovendo. Può essere applicato a diversi ambiti (dallo sviluppo software, alla psicologia fino all’organizzazione di eventi) e da indicazioni su come gestire le relazioni tra attori, esperienze e contesto.

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Qual è la corretta definizione di “done”?

Nei progetti Agile una delle prima definizioni da condividere nel team è quella di “fatto” (“done” nell’uso comune), ossia di quando una attività può essere considerata conclusa da parte di tutti gli attori in gioco. Ma non si può trattare solo di un definizione prettamente tecnica o implementativa.

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